
Kartlis Deda, Tbilisi
Ho perso il filo di nuovo. Sarà dieci minuti che mi ritrovo a leggere la stessa identica frase. È che non posso crederci che non si sia accorto di me, che non mi abbia riconosciuta. Si è seduto al mio fianco come se niente fosse. E adesso se ne sta lì con il cellulare in mano, manco ha alzato lo sguardo una volta. Forse davvero non mi ha vista. Ma il panorama che ha davanti – quello non può non averlo notato. Perché sei venuto fin quassù se poi hai solo occhi per il tuo telefono?
O forse mi ha visto, e sta nascondendo la testa nello schermo per l’imbarazzo. Proprio come io la nascondo nelle pagine di questo libro. A proposito, dov’è che ero rimasta?