Locker Lutteurs | Wolfgang Tillmans

Art Stories

Locker Lutteurs | ©Wolfgang Tillmans

Sam: «E anche questa settimana è finita, George! Non vedo l’ora di bermi una birra fresca.»

Silenzio.

Sam: «Si può sapere che ti prende? Perché te ne stai tutto zitto?»

George: «Hai notato che il 1320 non si fa vedere da una settimana?»

Sam: «No, ma ho notato che è venerdì. Voglio uscire di qui e bermi subito una birra.»

Silenzio.

Sam: « E chi sarebbe questo 1320?»

George: «È quello che lavora nel reparto 7. Magro, alto, sulla quarantina. Ha un accento strano, deve essere del Nord.»

Sam: «Forse ho capito. È quello che sta nel reparto 2 con Jack?»

George: «No, perdio, ti ho appena detto che lavora nel 7!»

Sam: «Allora non ne ho idea. Comunque sei il solito paranoico. Sicuro c’era in questi giorni e tu non l’hai visto.»

George: «Ti dico che è una settimana che non viene a lavoro. Il mio armadietto è di fianco al suo e ci incrociamo tutte le mattine. È rimasta solo la sua divisa appesa lì, come uno straccio.»

Silenzio. Sam guarda l’orologio.

Sam: «Ma di che ti preoccupi – vedrai che lunedì torna. Dove vuoi che sia andato? Su, usciamo di qui che è venerdì.»

Silenzio.

George: «Va bene, andiamo. Beviamoci una birra che è meglio.»

Gato en la jungla | Gabriel Orozco

Art Stories

Gato en la jungla | ©Gabriel Orozco

Qualcuno si sta prendendo gioco di me molto bene. Eppure io non ho mai avuto da dire con nessuno. Sono un tipo tranquillo e silenzioso. Lavoro in questo supermercato da 3 anni, 4 mesi e 27 giorni: lo conosco come le mie tasche. Ho il compito di ordinare la merce sugli scaffali. Lo faccio con cura, sempre attento a controllare e ricontrollare che tutto sia al suo posto.

Ti sembrerà una cosa da niente, ma da una settimana c’è qualcuno che sposta le cose.
Lunedì i pelati sono finiti tra gli assorbenti. Ho pensato fosse un caso.
Martedì ho trovato i pinoli al posto delle uova.
Mercoledì hanno cambiato i tappi delle marmellate. Vorrei sapere chi si è preso la briga di svitarle e riavvitarle una per una.
Ieri era giovedì, e le mozzarelle erano al posto della pasta fresca.

Stamattina ho trovato cibo per gatti tra i fagiolini in scatola. Sono scoppiato a piangere come un bambino.

Ho i nervi a fior di pelle. È difficile risistemare tutto velocemente. Credo che almeno per oggi sia tornato l’ordine. Mi sento già un po’ meglio.

Fin de Siglo, 2001–2006 | Zoe Leonard

Art Stories

Fin de Siglo, 2001–2006 | ©Zoe Leonard

E io che mi aspettavo di trovare il Fin de Siglo ancora aperto, dopo tanti anni. Speravo di vedere Juan appoggiato alla vetrata sporca con una sigaretta tra le dita. Avrebbe semplicemente potuto fumare dentro – figurati, il locale era suo e non c’erano regole – ma per lui quello della sigaretta era un momento sacro. Voleva stare solo, in religioso silenzio. Se l’avessi trovato qui, oggi, sarei rimasto zitto e nascosto fino all’ultimo tiro di sigaretta. Juan diceva che fumare era uno dei pochi piaceri della vita che non si esaurisce mai. È vero che una sigaretta dura poco, ma si può sempre riaccenderne un’altra e il piacere ricomincia, uguale a quello della sigaretta precedente. Di solito le cose belle annegano, e ritirarle fuori dall’acqua non serve a niente. L’infanzia affonda nell’età adulta, e ne resta solo un ricordo annacquato. Lo stesso succede all’amore quando si spegne in abitudine.

Il Fin de Siglo è annegato. Chissà se Juan è andato a fondo con lui.

Vorrei tanto una sigaretta ora. E un’altra subito dopo.